Leucemia linfatica cronica: cosa prevede il trattamento di questa malattia

leucemia

Tra le tipologie di questo cancro che colpisce il sangue troviamo la leucemia linfatica cronica (LLC). A differenza di altri tipi questa malattia ha tendenzialmente una crescita lenta per cui, spesso, ai pazienti che ne sono affetti non vengono somministrate medicine dalla diagnosi.

Capita spesso, infatti, che si adotti un metodo incentrato sull’osservazione del decorso della malattia. Il paziente viene monitorato in modo regolare in modo da osservare lo stato di salute generale e l’eventuale progredire della malattia.

Generalmente i pazienti affetti da leucemia linfatica cronica vengono sottoposti a terapie specifiche solamente nel caso in cui inizino a presentare i sintomi che la caratterizzano.

Dal momento che non esiste un’unica strada terapeutica da seguire è fondamentale eseguire un’attenta analisi del paziente, degli eventuali sintomi che presenta e del suo stato generale di salute. Solo in questo modo è possibile adottare, se necessaria, una terapia su misura.

Vista poi la tossicità di alcuni trattamenti è ancora più importante valutare il rapporto esistente tra rischi della cura e benefici per il paziente.

Il medico specialista esegue quindi una scrupolosa anamnesi del paziente, anamnesi che deve comprendere dati essenziali come l’età cronologica e biologica (l’età effettiva degli organi, dei tessuti e degli apparati prendendo come riferimento alcuni valori standard), eventuali altre patologie presenti e l’evoluzione della malattia.

A seconda del tipo di classificazione nel quale rientra un paziente è possibile stabilire sia un obiettivo preciso sia una cura specifica.

Esistono tre tipi di pazienti:

  • FIT. Le condizioni generali di salute risultano buone, l’età non troppo avanzata, non sono presenti altre patologie importanti. Per questi pazienti è giusto puntare ad una remissione completa della malattia
  • UNFIT. Si tratta di pazienti generalmente molto anziani o che non rispondono alle terapie. In questo caso l’obiettivo è la sopravvivenza senza aggravamento della leucemia linfatica cronica
  • FRAIL. Esistono altre patologie e problemi indipendenti dalla malattia cronica. In questo caso sono utili le cure palliative che riducono l’importanza dei sintomi e migliorano, di conseguenza, la qualità di vita del paziente

La cura principale della leucemia linfatica cronica è la chemioterapia. La terapia di tipo intensivo non viene sempre somministrata sia per motivi di età anagrafica avanzata (questi pazienti mal sopporterebbero tale cura) sia perché molti possono ottenere benefici anche senza ricorrere a terapie così aggressive.

In caso di pazienti giovani o che non rispondono alla cura tradizionale è possibile optare per un trapianto di midollo, sia esso autologo sia da donatore. Mentre nel primo caso la remissione totale arriva ad una percentuale che va dal 50% all’80%, con il trapianto di midollo da donatore viene completamente eliminato il clone leucemico, questo grazie alle cellule sane del donatore.

La leucemia linfatica cronica si presta bene ad essere trattata anche con l’immunoterapia ovvero i vaccini.

I pazienti affetti la questa malattia presentano frequenti recidive nel corso del tempo e non sempre trattabili in quanto sembrano meno sensibili alla chemioterapia portando, quindi, a modifiche frequenti del trattamento.

Specialmente nello stadio iniziale la leucemia linfatica cronica presenta una crescita lenta che tende a stabilizzarsi, per questo motivo, è possibile anche, come già spiegato in apertura dell’articolo, ricorrere al metodo “wait and watch” ovvero aspettare e valutare il decorso senza ricorrere a terapie.